venerdì 10 febbraio 2012

Qualche riflessione

Tutto tace dalle nostre ghiande, spero che il freddo improvviso di questi giorni non le abbia rovinate. Ad ogni modo si vedrà in primavera, sempre che non arrivi un monsone od un uragano ché di questi tempi non si sa mai.

A questo proposito colgo l'occasione per fare leva sulla responsabilità che abbiamo in tutto questo. Non pensate che il freddo significhi che la questione del riscaldamento globale sia una burla, perché questo viene calcolato attraverso una visione d'insieme annuale del clima terrestre e delle medie delle temperature mondiali, non dalle temperature dei singoli ecosistemi (in ogni caso questo discorso deve essere lasciato ai climatologi, che sicuramente ve lo saprebbero spiegare meglio). In ogni caso non c'è bisogno di una laurea in climatologia per comprendere che se a metà febbraio arriva un'ondata di gelo e neve dopo un inverno con temperature primaverili significa che c'è qualcosa che non va nell'equilibrio climatico.
Vari studi hanno appurato che la responsabilità di tutto questo sia nella quasi totalità umana. E per umana si intende soprattutto "occidentale"(in senso di paesi economicamente ricchi con tecnologie avanzate), nostra. Siamo talmente preoccupati per l'andamento delle banche e per le crisi borsistiche che non vediamo più in là della punta del nostro naso. Pressocché tutti antepongono le necessità economiche a quelle ecologiche, come se queste ultime fossero un'optional, una cosa che in fondo non ci riguarda. Riguarda la Natura, mica noi che siamo civilizzati e abbiamo un'anima che ci rende superiori ad essa. Ebbene, mi dispiace dirvelo, ma potremo avere quanti soldi e tecnologie volete, ma senza la sopravvivenza della biosfera, siamo fottuti. Alcuni dicono "e che ci importa degli alberi o dei lupi se non abbiamo i soldi per mangiare!". Ed è proprio qui uno dei fondamenti dei problemi che ci troviamo ad affrontare oggi. Se non hai soldi per mangiare (anche se spesso per mangiare nei paesi come il nostro ce l'hanno quasi tutti, quello a cui devono rinunciare sono i beni oltremodo necessari e vitali come un computer, una televisione al plasma, un iphone), al massimo vivi male te. Nel caso estremo muori di stenti. Ma non prescindi la vita futura e presente sul pianeta terra.

Che diritto abbiamo di negare il diritto di vivere alle generazioni future, umane e non?

Saranno più importanti le crisi economiche, le lotte sindacali, la disoccupazione o la sopravvivenza del pianeta terra (di cui noi siamo parte a tutti gli effetti)? Con questo non dico che non siano importanti anche le prime, ma penso che in casi di estrema necessità ed impellenza di provvedimenti per fronteggiare una crisi ecologica, bisogenerebbe avere delle priorità. Ma come ho detto prima non si riesce a guardare più in là della punta del proprio naso, per cui si pensa prima al proprio lavoro che al fatto che ci stiamo scavando la fossa con le nostre mani, soldi o non soldi.
Ma questa miopia può essere anche più profonda, spesso chi ha interesse nella prosecuzione e nell'importanza della vita umana (interesse che in linea di massima ci accomuna tutti) ritiene che la salvezza di vite umane sia più importante di quella di, che sò, una foresta, o una specie già in via d'estinzione. Si pensa sia più impellente l'esigenza di una vita umana che di milioni di vite non umane. Ne è un esempio la questione della nave da crociera Concordia affondata qualche settimana fa e che sta ancora lì nel parco nazionale dell'isola del Giglio. Per cominciare a togliere il carburante si è aspettato prima di assicurarsi che tutte le persone fossero in salvo, addirittura che tutti i cadaveri fossero recuperati, senza prendere in considerazione il fatto che quel carburante avrebbe potuto significare la morte di migliaia e migliaia di animali che non hanno meno diritto di vivere di noi, e che sicuramente hanno molte meno colpe di noi da dover essere salvaguardati se non altro per la loro innocenza. Ma una vita umana vale di più, no? Non si conta il fatto che se tutte quelle specie animali e vegetali scompaiono per il "bene" e la sopravvivenza degli uomini, gli uomini non avranno in futuro possibilità di esistere, perché la Terra non sarà più un pianeta in grado di ospitare la vita. Allora, è bene pensare solo al bene dell'umanità se questo bene significa una futura non esistenza dell'umanità stessa, nonché del resto della vita sulla Terra?

Chiudo con uno strabusato slogan che però continua, secondo me, ad essere di forte impatto:

"Quando l'ultimo albero sarà stato abbattuto...
l'ultimo fiume avvelenato...
l'ultimo pesce pescato...
l'ultimo animale libero ucciso...
Vi accorgerete che non si può mangiare il denaro."


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