lunedì 19 novembre 2012

Alberi Monumentali: La Quercia delle Streghe



E’ pressoché riconosciuta da tutti come la Quercia più bella d’Italia. Si trova nelle vicinanze di Gragnano, frazione di Capannori (LU).
Deve il suo nome al fatto che, secondo la leggenda, sopra i suoi rami smisurati le streghe fossero solite tenere i loro sabba. Il loro continuo viavai, avrebbe causato i loro contorcimenti.
Oggi si sta affermando un altro nome: “La quercia di Pinocchio”, a causa della vicinanza a Collodi, paese natale dell’autore di Pinocchio; essa verrebbe identificata come la pianta sotto la quale il burattino avrebbe nascosto i suoi zecchini.
La quercia detiene un altro primato, in ambito nazionale, oltre quello della bellezza, ed è quello relativo al diametro della chioma, che risulta essere il più ampio  fra tutte le querce d’Italia. Esso si estende per 39 metri lungo l’asse maggiore e 37 sul minore.
Non è ben chiaro a quale specie appartenga. Molti la definiscono farnia, ma le cupole delle sue ghiande sono identiche a quelle del cerro, pur essendo sicuro che cerro non è, per l’aspetto della corteccia e delle foglie. Quasi certamente si tratta di un ibrido.
Circa l’età, erano stati ipotizzati 600 anni, ma oggi è più opportuno propendere per la metà di questa cifra. Infatti, misurata nel 1980, la sua circonferenza fu di m. 3,93 divenuti oggi 4,50. I 57 cm di sviluppo in 32 anni, farebbero appunto pensare a una vita non superiore ai 300 anni. Tre secoli, tuttavia, densi di avvenimenti, gran parte dei quali raccontati dal suo proprietario di 30 anni fa, l’avvocato Giovanni Carrara.
La pianta – raccontava l’avvocato – è stata fatta sempre oggetto di visite, di singoli privati ma anche di scolaresche. Fu proprio una di queste, all’inizio del secolo scorso, a far perdere alla quercia uno dei suoi  lunghi rami, spezzato da un gruppo di bambini che vi si erano appesi per divertirsi come su una estemporanea altalena: da qui, il fatto che lungo l’asse est-ovest la larghezza della pianta sia minore.
Nel periodo fra le due guerre la quercia venne attaccata dalla “lupa”, una malattia che provoca il marciume dei tessuti legnosi; debitamente curata dai proprietari, la pianta guarì.
Il più grave rischio alla sua esistenza la quercia lo corse durante l‘ultimo conflitto nel corso del quale un reparto corazzato tedesco, sfruttando l’estensione e il rigoglio della chioma, vi nascose i suoi carri armati all’osservazione aerea alleata. Andando via, il comandante tedesco avrebbe voluto abbatterla per rifornirsi di legname. Qualche organo di stampa ha provato a lanciare la leggenda che il tedesco abbia receduto dal proposito per le proteste dei contadini del posto. E’ da sperare che questa leggenda non prenda piede, proprio per la sua inverosimiglianza. Ve li immaginate, col clima che c’era, dei contadini che si scagliano contro dei mostri d’acciaio dotati di mitragliatrici e cannoni, armati di forconi? O un comandante tedesco che si lascia intimorire da quelli? Molto più semplicemente, la madre dell’avvocato Carrara conosceva bene il tedesco, e le fu così facile spiegare all’ufficiale il valore monumentale della pianta e l’opportunità di abbattere altre querce, ma non lei.
Un capitolo intero, nella storia della quercia, andrebbe dedicato alle attenzioni ad essa dedicate dai media. Per citare i libri: già protagonista di “Toscana, cento alberi da salvare”, la Quercia delle Streghe  venne inserita fra i 300 alberi più monumentali d’Italia nell’omonima pubblicazione del Corpo Forestale, per poi tornare in “Gli alberi monumentali della Toscana”. Troupes televisive e giornalisti si danno il cambio attorno al suo fusto. Di recente una  pittrice si è stabilita nella casa adiacente e le dedica molta parte dei suoi lavori. La stessa pittrice è testimone di episodi toccanti che avvengono fra i visitatori e la pianta. Tempo fa, ella vide un vecchio che, con il nipotino, era venuto a farle visita e le parlò con queste parole: “Sai, io sono di Pisa. A novant’anni ci sono arrivato. Vengono da tutto il mondo a vedere una torre, che l’hanno fatta pure storta, e non vengono a vedere una meraviglia come te!”.


martedì 13 novembre 2012

La Madre

Questa che vedete qui al lato è la querciona da cui ho preso 5 delle 6 ghiande che ho invasato quest'anno (di cui metterò le foto appena possibile). Bella, vero?

domenica 11 novembre 2012

Alberi Monumentali: La Quercia Perigé


Non si mai abbastanza vecchi da non poter coltivare ambizioni. Ce lo insegna la vecchia quercia “Pierigè”, dall’alto dei suoi 350 anni. Il parroco di Avenale, frazione di Cingoli (MC), don Primo Squadroni, fece suonare le campane quando, nel 1982, seppe che – a seguito delle mie ricerche – era risultato che la bellissima quercia, di proprietà della parrocchia, vantava il primato della chioma più ampia delle Marche: 35 metri di diametro! Nei giorni successivi, attorno alla quercia fu un viavai di giornalisti e troupes televisive. Il contadino che l’aveva in custodia (Pierigè, appunto), gongolava di soddisfazione, nel declamare a tutti le prodezze della quercia che l’aveva visto nascere. Il primato veniva poi ufficializzato con l’uscita del mio “Marche, cinquanta alberi da salvare”.
Trascorrevano gli anni: 5-10-15-20… 25 anni! E’ ora di rifare quel vecchio e ormai introvabile libro. Ripercorro di nuovo tutta la regione ma, dopo un quarto di secolo, ben 16 dei miei vecchi 50 amici non ci sono più.
Rivedo il maestoso cedro di villa Simonetti, a Osimo il quale, nel quarto di secolo trascorso, ha portato l’estensione della sua chioma da 31 a 36 metri: novo primato regionale.
Qualche giorno dopo sono di nuovo davanti alla quercia “Pierigè”. Dopo 25 anni, sembra ancora più bella di prima. Tuttavia, mi sento quasi in imbarazzo, come colui che ha una brutta notizia da comunicare e non trova le parole: chi glie lo dice ora, a questa bella signora, che qualcuno le ha strappato il primato della chioma più ampia della regione?
Come d’abitudine, quasi distrattamente rilevo le nuove misure e, incredibile! La fettuccia si allunga a dismisura e alla fine spara una cifra impressionante: 37 metri!
Che nessun cedro si permetta di passare avanti a questa nobile signora!
Da dietro la capanna che tiene compagnia alla casa colonica, si sente il cigolio di una ruota metallica che si avvicina; da dietro l’angolo spunta il vecchio Pierigè che spinge una vecchia carriola. C’è ancora lui, almeno 85enne. Non ci poteva essere persona più adatta, per ricevere la notifica della conferma del primato della quercia che aveva sentito i suoi primi vagiti, 85 anni prima!
[Valido Capodarca]

domenica 4 novembre 2012

Nuove ghiande



Appena tornato dalla montagna, sono stati due giorni molto proficui. Io e Sara (la mia consorte) abbiamo raccolto più di un centinaio di ghiande (come potete vedere dalla foto qui sopra) dal sentiero su cui avrebbero fatto una brutta fine e le abbiamo sotterrate qua e là nel bosco, dove c'erano degli spiazzi o dei punti dove potrebbero crescere indisturbate le eventuali querce.
Il tutto è stato fatto con la supervisione di Osvaldo (il gattone in foto), che sperava che gli dessimo del cibo.
Ne ho approfittato inoltre per raccogliere queste 6 ghiande da invasare. Le 5 più piccole sono state prese da una querciona che avrà si e no un secolo che si trova in mezzo ad un campo coltivato.

giovedì 1 novembre 2012

Alberi Monumentali: Quercia di Arlena



Era da tanto tempo che Renzo Stucchi, proprietario dell’Agriturismo La Piantata di Arlena di Castro (VT) desiderava costruire una casa su un albero. Avendo sui terreni l’albero adatto, si rivolse a una ditta francese per l’effettuazione dei lavori. Mai avrebbe pensato che le difficoltà maggiori gli sarebbero derivate dalla burocrazia. Infatti, chi doveva  rilasciare i relativi permessi non sapeva che pesci prendere. Ovvio che non esistesse, in Italia, nessuna normativa. Tuttavia, una volta costruita la casa, le attese non andarono deluse. Nonostante il prezzo non certo popolare (360 euro per dormire una notte sopra la quercia) in breve il signor Renzo ebbe tante di quelle richieste da avere l’agenda delle prenotazioni riempita per i sei mesi successivi. E’ curioso il modo in cui vengono serviti i pasti. I clienti non vengono neppure disturbati nella loro intimità. La colazione viene “issata” mediante una carrucola alla quale è agganciato un cesto; della stessa carrucola si servono i clienti per far scendere ciò che deve essere sparecchiato.
Un grosso tubo che dalla piattaforma scende fino a terra serve a trasportare verso e dalla casa tutto ciò che serve al suo impiego: acqua, elettricità, gas, ecc.
Attorno, per diversi ettari, il terreno è una, unica, distesa di lavanda, che viene coltivata dall’azienda e usata per la fabbricazione di un’essenza profumata. All’epoca della fioritura lo scenario, ma soprattutto il profumo, sono qualcosa che fa inebriare.
A prescindere dalla storia della casa, la quercia ha anche una sua storia personale. Essa sorge in mezzo a un cumolo di grandi massi e le sue radici affondano in mezzo ad essi. E’ probabile che la pianta debba proprio a questi massi la sua sopravvivenza. E’ facile pensare che in passato ci fossero numerose altre querce nei paraggi, che vennero eliminate per  far posto alle colture. La difficoltà, per le loro dimensioni, a spostare quei massi, fece sì che quella zona venisse esclusa dalle coltivazioni.
E’ stato tale il successo dell’iniziativa, che subito dopo, il signor Renzo fece costruire una seconda casa, su un pino posto accanto agli edifici dell’azienda. Questa volta, tuttavia, stante la differenza di capacità fra pino e quercia, la casa non è stata costruita sull’albero, ma a fianco dello stesso, sostenuta da pali.
[Valido Capodarca]