sabato 5 novembre 2011

Serrati

Ho applicato della pellicola trasparente su due dei tre vasi, per trattenere l'umidità e fare una sorta di efffetto serra. Poi ho messo uno stecchino al centro per far scolare un po' l'acqua piovana e delle bacchette sopra per impedire che la pellicola voli con il vento. Al terzo vaso non ho messo la pellicola per vedere se il modo migliore di coltivarle è con o senza, in modo tale da partire già col piede giusto in futuro.


giovedì 3 novembre 2011

Vasi inghiandati!



Foto di gruppo: i tre vasi e le ghiande.
  Ho preparato tre vasi (in foto), uno grande di plastica, due più piccoli di ceramica e plastica. Ho messo leggermente sotterrate cinque ghiande (di cui una rovinata) nel vaso grande, quattro ghiande (di cui una rovinata) in ognuno dei vasi più piccoli.
Dopodiché due ghiande di cui una crepata e l'altra molto verde le ho messe in uno spazio nel vaso delle fragole, non si può mai sapere e le ultime due le ho tenute perché proverò a piantarle in un vaso dentro casa.

A tutti e tre i vasi ho messo delle stecche di legno (che invero sono bacchette rotte di batteria) in caso dovessi mettere qualcosa intorno per proteggerle quando comincerà a fare seriamente freddo.

Il vaso più grande, che è quello in cui spero di più. Si trova lungo il muro del balcone, ben aerato anche se all'ombra. Accanto un vaso con dei bulbi a riposo per l'inverno che riprenderanno in primavera.
Il vaso piccolo di ceramica, ben protetto dalla parete del palazzo, la mimosa pudica e un vaso con una pianta grassa e i nastri d'amore.

Il vaso più piccolo, di plastica, con sottovaso non molto utile. È in una parte simile a quella del vaso nero, ma meno protetto.  Accanto una pianta grassa (a sinistra) ed edera (a destra).

La foto è ruotata, comunque è la parte di vaso delle fragoline di bosco dove ho messo le due ghiande più rovinate. Si trova tra i bulbi accanto al vaso nero e la pianta grassa della foto precedente.

martedì 1 novembre 2011

Ecco a voi le querce in potenza!

Sono diciassette, secondo un'analisi superficiale e poco scientifica quella a destra dovrebbero essere di cerro (quercus cerris), e quelle a sinistra di roverella (quercus pubescens). Un paio di quelle di cerro presentano alcune crepe, un paio di quelle di roverella sono ancora parzialmente verdi. Spero di riuscire a tradurne in atto almeno tre o quattro, posizionandole in punti diversi della terrazza, sperando che almeno uno di questi sia quello adatto alle prime fasi della crescita. Poi se riuscirò nel mio intento, intendo riportarle alla loro terra natìa, dove conto di farne sopravvivere almeno una o due, ma anche una sarebbe già un grande risultato.

Qualche informazione sulle due specie di quercia.

Roverella 
Famiglia Botanica: Fagaceae
Specie: Quercus Pubescens
Altezza: fino a 20m
Foglie: decidue ovate. Da ellittiche a obovate, lunghe fino a 10cm e larghe fino a 5cm, con 5-7 lobi arrotondati terminanti in un apice piccolo ed appuntito, grigio-verde scuro nella pagina superiore, pelose in quella inferiore,con peluria soffice grigia da giovani poi quasi liscia su entrambe le pagine. Il picciolo è pubescente.
Frutti: a ghianda,lunghi 4 cm, per un terzo racchiusi in una cupola ricoperta con squame non molto rilevate, pelose.
Fiori: maschili in amenti giallo verdi, penduli, femminili insignificanti, portati separatamente sulla stessa pianta in primavera.
Portamento: la roverella è un' albero a chioma espansa e depressa, con branche primarie nodose e robuste.
Corteccia: di color bruno-grigiastra è scabra, con l' età solcata profondamente.
Habitat: caratterizza i boschi delle colline e della bassa montagna dalle Alpi alla Sicilia, nelle zone settentrionali arriva a lambire la pianura; è pianta frugale, occupa le pendici sassose e assolate e i suoli più superficiali,ha accrescimento limitato. Dove lo sfruttamento a ceduo è intenso si hanno cespuglieti di roverella diradati.
Origine: Europa centrale e meridionale,Asia occidentale.
[Fonte: http://www.cardina.it/roverella.html]
Cerro
Famiglia Botanica: Fagaceae
Specie: Quercus Cerris
Habitat: Fascia di vegetazione compresa tra i boschi collinari, dominati da roverella e carpino e le faggete montane. Sporadico in Italia settentrionale, diffuso in vaste cerrete ad alto fusto in Italia centrale e meridionale.
Fusto: Grande e scuro albero caducifoglio, a rapida crescita.Profilo alto ed espanso.La corteccia brunastra è fessurata e ruvida.
Foglie: Alterne, con margini lobati, ruvide, verde scuro e lucide sulla pagina superiore.La base è provvista di stipole.
Fiori: Fiori monoici, i maschili in amenti cilindrici penduli(lunghi 8 cm.), i femminili singoli o in gruppi da 2 a 5, racchiusi in un ivolucro di squame, accrescente nel frutto e formante la cupola.
Frutti: Il frutto e' un achenio (ghianda) che matura nel secondo anno dalla fioritura di forma ovato-allungato (sino a 3 cm.),solitario o a gruppi di 2-4 con brevissimo peduncolo presenta una cupola con squame lunghe e flessuose.Fiorisce da aprile a maggio.

[Fonte: http://www.altavaltrebbia.net/i-boschi/353-cerro-.html]

Obiettivo

Qualche tempo fa vidi "L'uomo che piantava gli alberi", cortometraggio francese che vi invito a vedere che mostra come infondo, a voler proprio scavare bene, le doti umane potrebbero anche essere utilizzate per fare del bene, invece che unicamente per logorare la biosfera ogni dì. La storia narra di un vecchio eremita che crea dal nulla in un terreno alpino semidesertico un'immensa foresta di querce e di altri alberi, semplicemente piantando i semi. Abitando in città non potrei certo trasformare il mio terrazzo in un querceto, tuttavia oggi facendo una passeggiata in montagna (vicino al Terminillo, nel Lazio) ho preso una decisione. Ho raccolto un po' di ghiande (17 per l'esattezza, alcune di cerro e altre di roverella, credo) che proverò a coltivare in vaso e non appena saranno abbastanza grandi riporterò nel luogo originario e trapianterò in terra.

"Chi te lo fa fare?" direte voi, ebbene vi rispondo che mi sento in dovere di ripagare la natura di tutto quello che ci dà ogni giorno, cercare di avere un ruolo anche benefico nei suoi confronti e non solo di passiva distruttività.

E perché fare un blog? Semplice, per dare l'esempio, magari a qualcuno che lo leggerà verrà idea di fare lo stesso.

Ecco a voi "L'uomo che piantava gli alberi", buona visione!